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05 April 2011

SCHIOPPETTINO DI PREPOTTO: IL NUOVO CRU DEI COLLI ORIENTALI DEL FRIULI

A distanza di un paio di anni dall'evento "Schioppettino VIP" del luglio 2009, pubblico un mio articolo lasciato nel limbo per qualche tempo. Credo possa essere interessante e spunto di riflessioni ancor oggi.


















Il 3 ed il 4 luglio scorsi, il piccolo - grande comune di Prepotto (UD) ha ospitato per la prima volta una festa tutta dedicata a celebrare l’antico vitigno Schioppettino, che ha ottenuto, nel mese di giugno del 2008, il riconoscimento ufficiale di terza sottozona della Doc Colli Orientali del Friuli, appunto “Schioppettino di Prepotto”, che si differenzia in senso assoluto dalle altre due preesistenti nell’ambito della stessa Doc - Cialla e Rosazzo - essendo di fatto l’unica ad essere stata riservata ad un solo vitigno.

L’evento “Schioppettino V.I.P.!”, nato dalla lungimiranza e ferma volontà dell’Associazione Produttori Schioppettino di Prepotto, ha visto la partecipazione di viticoltori, enologi, agronomi e giornalisti della stampa specializzata nazionale ed estera.
La manifestazione ha aperto i battenti con una conferenza stampa nel pomeriggio di venerdì 3 luglio, alla quale hanno fatto seguito due degustazioni riservate alla stampa specializzata e agli “addetti ai lavori”, un’orizzontale di 6 etichette dedicata all’annata 2006 ed una verticale che ha dato la possibilità di assaggiare etichette dal 1994 al 2003.

Gli obiettivi delle due degustazioni sono stati molteplici: innanzitutto mettere in risalto le diverse interpretazioni dello Schioppettino in base al territorio di provenienza, sottolineando le peculiarità e le tipicità di ogni singolo terroir; sottolineare le diverse tecniche e metodologie di maturazione ed affinamento, processi che per questo vino assumono un’importanza determinante vista l’anima delicata dello Schioppettino ed il rischio quindi alto di un’invasività eccessiva del legno; infine, ripercorrere un cammino che i produttori, anno dopo anno, hanno saputo condurre con pazienza ed intelligenza, tentando di approfondire le conoscenze specifiche sul vitigno al fine di esaltarne gli aspetti di unicità varietale.
Qui di seguito il resoconto delle due degustazioni.

Orizzontale annata 2006:

Schioppettino 2006 - La Buse dal Lof
Terreno composto da marne ed arenarie.
Interessante al naso con profumi di frutti di bosco ( mora e lampone), note floreali di violetta e di spezie riconducibili al pepe verde, cannella, liquirizia, noce moscata. Importante presenza minerale. Vino sapido e dal tannino morbido e carezzevole. Lunga persistenza gusto-olfattiva.
90/100

Schioppettino 2006 – Grillo Iole
Terreno limoso su strato di ghiaia.
Vino dal buon carattere ma forse un po’ carente in personalità.
Buona persistenza nell’assaggio. Percettibile la nota alcolica.
84/100.

Schioppettino 2006 – Antico Broilo
Terreno alluvionale, di composizione sottile su lastroni di marne ed arenarie.
Al naso ribes e lampone con una traccia di balsamicità. Buona persistenza gusto-olfattiva. Si percepisce ancora una lieve nota di legno.
86/100

Schioppettino 2006 – Vigna Petrussa
Terreno limoso-argilloso.
Naso dominato da piccoli frutti rossi e spezie. Tannini ben presenti forse ancora un po’ scomposti. Buona linea fresco-sapida.
85/100

Schioppettino 2006 – Vigna Lenuzza
Terreni sottili nella Valle dello Judrio e sottovalle di Centa con sottofondo di ghiaia.
Vino caldo dalla importante alcolicità. Buona persistenza gusto-olfattiva.
84/100

Schioppettino 2006 – Vigna Traverso
Terreno composto da marne ed arenarie esposto a nord-est.
Naso caratteristico. Buona freschezza. Non molto lunga la PAI.
84/100

Verticale annate 2003-1994:

Schioppettino 2003 – La Viarte
Un vino non particolarmente interessante né all’olfattiva né alla gustativa. Discreta persistenza gusto-olfattiva.
83/100.

Schioppettino 2001 – Petrussa
Vino interessante. Profumi intensi, vino di corpo, lungo in bocca.
88/100

Schioppettino 1999 – La Viarte
All’olfattiva profumi intensi ed interessanti. In bocca un po’ sottotono con una PAI non troppo lunga. 86/100

Schioppettino 1999 – Petrussa
Si distingue per un tannino molto vivace quasi aggressivo. Note di surmaturazione.
83/100

Schioppettino 1998 – Petrussa
Buon naso. Tannini anche in questo caso alquanto aggressivi.
83/100

Schioppettino 1997 – La Viarte
Al naso non molto interessante. Vino poco elegante che risente nettamente del passare del tempo pagando lo scotto di metodologie di vinificazione in quegli anni ancora da perfezionare.
80/100

Schioppettino 1994 – La Viarte
Vino che paga un pesante dazio al tempo. L’acidità ed il tannino percorrono strade parallele senza incontrarsi in modo armonico. Non c’è più corpo.
77/100

Solo un chiarimento relativo alle degustazioni.
La via tracciata dai produttori associati dello Schioppettino di Prepotto è stata lunga e difficoltosa e lo è ancora oggi nella convinzione di poter ottenere un vino sempre più interessante.
Evidentemente le annate antecedenti il ’99 denunciano imperfezioni ovvie per un percorso che era ancora ai suoi albori in termini di metodologie di allevamento e coltivazione in vigneto, vinificazione, maturazione ed affinamento. Dall’annata ’99, come si evince dalla verticale, c’è un netto stacco con il passato. Con le ultime annate poi, e ne è un chiaro esempio la 2006 oggetto della orizzontale, lo Schioppettino assume una veste totalmente diversa, matura e piena che ne esalta il carattere, l’eleganza e la personalità sottolineandone la sua unicità assoluta.

Il giorno successivo, sabato 4 luglio, centinaia di persone provenienti da tutta la regione e non solo, hanno avuto l’opportunità di prendere parte alla degustazione a banchi d’assaggio di tutte le etichette di Schioppettino dando vita ad una splendida festa che si è snodata tra le vie del borgo di Prepotto e che ha visto la partecipazione dei produttori, di artigiani dell’ alta gastronomia friulana, di scultori e pittori.


Ma cosa dire del nostro vero protagonista, lo Schioppettino di Prepotto?

Il mio primo incontro con lo Schioppettino di Prepotto è avvenuto a Trieste in un pomeriggio di qualche anno fa. Da quel momento si è magicamente creato un legame indissolubile che mi ha spinto a scoprire la storia di questo vitigno, i suoi diversi percorsi, le future prospettive.
Da subito mi resi conto di trovarmi davanti ad un vino di assoluto interesse, diverso, dall’anima elegante, dai profumi intensamente speziati; un vino fortemente espressivo del territorio d’origine, di grande piacevolezza e che racchiudeva in toto le caratteristiche di un vino moderno.
Il tempo non ha fatto altro che confermare quelle che allora erano state mie impressioni riconoscendo allo Schioppettino un successo che non è solo di un vitigno e di un vino, ma di un territorio naturalmente vocato e di vignaioli che proprio quel territorio hanno saputo interpretare con capacità, volontà, consapevolezza.

Nel territorio di Prepotto, lo Schioppettino, chiamato anche “Ribolla nera” o “Pokalça”, un tempo coltivato nella provincia di Udine sotto il nome di Scopp (Pietro di Maniaco, 1823), ha da sempre accompagnato, sopravvivendo ad esse, le travagliate vicende storiche ed umane che hanno interessato questa terra di confine e di commistione fra tradizioni socio-culturali italiche, austriache e slave.

Nel 1907, il Consorzio antifilosserico friulano ne consigliava l’utilizzo per i reimpianti, confermandone così l’adattamento all’ambiente e, implicitamente, anche il pregio enologico.

Nel 1921 l’Associazione Agraria Friulana pubblicò nel suo bollettino un elenco alfabetico delle varietà di vite coltivate in Friuli nel secolo precedente, fra cui citava la Ribolla nera, con un’annotazione del dottor A. Levi che la dichiarava originaria di Prepotto e la definiva “uva delicata”.

Nel 1939, il Poggi, nel suo fondamentale lavoro dedicato alla viticoltura friulana, affermò testualmente: “... vitigno che è coltivato quasi esclusivamente nel territorio collinare e pedecollinare del comune di Prepotto e specialmente nella sua frazione di Albana. La Ribolla nera, al di fuori del suo ambiente optimum, anche alla distanza di pochi chilometri, dà un vino che non possiede più quelle caratteristiche peculiari che lo rendono pregiato in quel di Prepotto col nome locale di Schioppettino ...”.

Del resto, nella sua “Guida delle Prealpi Giulie” del 1912, Olinto Marinelli, riferendosi al distretto di Cividale, già accennava alla Pokalça come vitigno fra i più coltivati e citava un documento risalente al 1282, riguardante le nozze Rieppi-Caucig, dal quale si ricava che la conca di Albana-Prepotto era in gran parte vitata.

Purtroppo però, il vitigno Schioppettino perse gradatamente d’importanza nel periodo post-fillosserico – destino peraltro comune a numerosissimi vitigni della nostra penisola – a favore di altri più produttivi e quindi remunerativi – soprattutto Tocai e Merlot – rischiando di scomparire definitivamente.
Nel '75 ricercando vinacce degli antichi vitigni autoctoni friulani, i Nonino scoprirono che i più rappresentativi – Ribolla, Schioppettino, Tazzelenghe e Pignolo – erano ormai prossimi all’estinzione essendone vietata la coltivazione e il 29 novembre, con lo scopo di farli ufficialmente riconoscere dagli organi nazionali e comunitari, diedero vita al Premio Nonino Risit d'Aur da assegnare annualmente al vignaiolo che avesse posto a dimora il miglior impianto di uno o più di questi vitigni anche se di proporzioni limitate.
Nel 1977 il Consiglio comunale di Prepotto si riunì in seduta straordinaria, con all’ordine del giorno la difesa dello Schioppettino, giunto ad un passo dalla scomparsa definitiva, deliberando all’unanimità la richiesta che fosse inserito almeno nell’elenco dei vitigni autorizzati, cosa che avvenne nel 1981.

Nel ’79 Maria Rieppi di Albana si meritò il Risit d’Aur proprio per i suoi impianti di Schioppettino.
Con il regolamento CEE 3582/83 lo Schioppettino fu finalmente incluso fra i vitigni raccomandati per la provincia di Udine e nel 1987 ottenne la denominazione di origine.

Nel giugno del 2008 la conclusione di un lungo cammino intrapreso nel 2002 dall’Associazione Produttori dello Schioppettino di Prepotto, il riconoscimento della sottozona Colli Orientali del Friuli “Schioppettino di Prepotto”, a sottolineare la forte impronta che un territorio, quello di Prepotto, sa regalare al suo vitigno d’elezione arricchendone la personalità e differenziandone in modo assoluto il carattere tanto da renderlo unico all’interno dell’intero vigneto Friuli.

L’origine del nome Schioppettino è incerta.
Probabilmente il nome onomatopeico, deriva dal fatto che lo Schioppettino, caratterizzato da elevata acidità fissa, dopo essere stato imbottigliato da giovane e aver quindi completato la fermentazione malolattica in bottiglia, diventava leggermente frizzante, dando l’impressione, sia all’udito che in bocca, di scoppiettare a causa dell’anidride carbonica sviluppata.
Si suppone inoltre che lo “schioppettare ” fosse prodotto, durante la masticazione, dall’uva matura caratterizzata da una buccia tesa e spessa.
Il vitigno ha trovato da sempre il suo habitat ideale nella valle del fiume Judrio affluente dell’Isonzo e teatro della prima azione bellica italiana nel corso della prima guerra mondiale.



L'episodio si verificò sul ponte di Brazzano in località Quattroventi nei pressi di Cormons. La notte fra il 23 e 24 maggio 1915, due finanzieri, Pietro Dell'Acqua e Costantino Carta, erano stati incaricati di sorvegliare il luogo. Alle ore 22.40 circa si accorsero che alcune ombre minacciose si avvicinavano alla sponda sinistra del ponte trasportando ingenti carichi. Ai finanzieri fu subito chiaro che i guastatori austriaci erano intenzionati a distruggere il ponte e quindi decisero di aprire il fuoco. La mattina dopo, sul ponte furono trovati attrezzi da mina e carichi di dinamite. L'anno successivo i due finanzieri ricevettero la medaglia di bronzo al valore militare ciascuno con la seguente motivazione: “unitamente ad un compagno impediva con prontezza ed energia la distruzione di un ponte militare importante”.



Ma la Valle dello Judrio è anche luogo magico, dimora misteriosa di tradizioni e leggende frutto di un patrimonio a cavallo fra il sacro ed il profano che i ceti contadini si tramandavano di padre in figlio. L’origine era spesso da individuare in reali paure generate in un sottobosco di ignoranza, povertà e credenze alle quali non era estranea la componente religiosa. Fobie che poi prendevano vita materializzandosi in qualcosa che la coscienza comune avrebbe voluto cancellare inconsapevolmente creando spesso il mostro da perseguitare come nel caso delle Storke, esseri femminili che frequentavano le numerose grotte situate lungo le sponde dello Judrio e del Natisone, la cui caratteristica era di avere i piedi rivolti all’indietro, una deformazione fisica che sicuramente avrebbe acceso la fantasia degli abitanti di quelle vallate.
In questo contesto, i fenomeni carsici hanno avuto un’importanza fondamentale ed hanno contribuito notevolmente ad alimentare credenze e leggende. Proprio le grotte, presenti in gran numero lungo il corso dello Judrio, sembra siano state la collocazione ideale di numerosi racconti animati da esseri demoniaci di diversa natura. Al di là di una facile interpretazione legata alla grotta come porta di accesso al mondo degli inferi, al regno dei morti, sembra che una spiegazione possa ricercarsi nelle vicende storiche di queste terre. In particolare, numerose sono le leggende in cui si narra di un tesoro nascosto in una grotta e custodito da un essere demoniaco. La cosa potrebbe facilmente ricondursi all’arrivo nell’alto Adriatico di tutte quelle genti, specialmente Greci ed Ebrei, in fuga dalle invasioni dei Turchi. Essi portavano con sé tesori e beni preziosi che con ogni probabilità, in un territorio carsico come quello del corso dello Judrio,
nascondevano facilmente in qualche pozzo o grotta; da qui è facile ipotizzare la creazione ad arte di un mostro che sorvegliasse l’antro stesso. Così il fenomeno carsico, col tempo, si è ammantato di leggenda.
Per non parlare poi degli skrati, esseri demoniaci che dispettosi mescolavano l’acqua alle donne intente a lavare rendendola torbida o dei folletti che disturbavano i carbonai nei boschi del Cum distruggendo e bruciando le cataste di legname per terminare infine con la figura dell’Orco raramente indicato come un essere cattivo o malvagio ma piuttosto come uno spirito che amava ingannare il viandante.
La valle dello Judrio è stata quindi anche luogo di tradizioni, paure, credenze fantastiche coperte dal velo della leggenda, tramandate oralmente ai posteri e radicatesi col tempo nell’immaginario delle popolazioni di queste contrade.

Ma, tornando più specificamente al mio amato Schioppettino, la valle dello Judrio presenta caratteristiche pedo-climatiche molto particolari che rendono questo territorio unico. Il vento secco e fresco che attraversa sistematicamente la vallata di Prepotto e Albana, contrasta in modo efficace il sorgere di malattie fungine e, nella fase di maturazione delle uve, crea escursioni termiche determinanti per il corredo aromatico dello Schioppettino.
La variabilità dei terreni è notevole: gli strati alluvionali dello Judrio, che scorre in una vallata chiusa dove si alternano marne, arenarie, rocce calcaree, si sovrappongono alle argille che piccoli corsi d’acqua hanno portato a valle dalle alture circostanti.

Tipica è la zona di Centa, con terreni caratterizzati da argille che hanno avuto origine da alcuni affioramenti di marne caratteristiche per il loro colore rossastro.
E’ fin troppo chiaro come la conoscenza delle interazioni fra il clima, i terreni e lo Schioppettino sia basilare per dare vita a vini che possano esprimere le peculiarità di questo mirabile territorio, che siano in grado di dar voce al terroir.


L’attività condotta dai produttori associati dello Schioppettino di Prepotto si è focalizzata sull’analisi dello stato vegetativo dei vigneti in relazione alla forma di allevamento, alla qualità del legno prodotto, agli interventi di potatura verde.


Maturata la dicisione, nel 2004, di sostituire la tradizionale forma di allevamento “capovolto” con il “Guyot” mono o bilaterale, forma questa più indicata per gli obiettivi qualitativi prefissati, i viticoltori hanno poi tentato di modificare la struttura dei vigneti al fine di privilegiare la parete fogliare per poter avere almeno 100/120 centimetri di foglia sopra i grappoli.



Dalle comparazioni successive effettuate in campo, è risultato evidente che la forma di allevamento a “Guyot” permetteva di ottenere con facilità la parete fogliare consigliata e, soprattutto, che i tralci
lignificavano con regolarità favorendo una buona maturazione dei grappoli.
Inoltre, la separazione della fascia produttiva da quella vegetativa permetteva di ridurre di molto i tempi impiegati in alcune fasi della potatura verde.







Nel 2003, un’indagine condotta capillarmente in tutti i vigneti di Prepotto alla ricerca di ceppi di Schioppettino con un’età di almeno 80 anni, ha permesso di individuare materiale genetico poi riprodotto e messo a dimora in un vigneto-catalogo che consentirà col tempo di valutare le diverse potenzialità produttive.
Il materiale raccolto è stato innestato su 101-14 (ibrido Riparia x Rupestris), portainnesto di medio-bassa vigoria che si adatta bene ai terreni fertili e freschi e, con un ciclo vegetativo più breve degli altri, è adatto anche alle zone fredde.
Le forme di allevamento realizzate sono: il “Guyot” monolaterale a 5/6 gemme, diffuso in gran parte dello Shioppettino in produzione; il “cordone speronato”, interessante per le indicazioni che fornisce riguardo la riduzione delle dimensioni dei grappoli; l’“alberello”, forma di allevamento di grande interesse per l’equilibrio produttivo e qualitativo con riduzione degli interventi di potatura verde.


Per quanto riguarda in particolare il disciplinare di produzione della sottozona, complesso è stato il confronto per individuare lo Schioppettino “tipo” di Prepotto.
Lo Schioppettino ha un’anima elegante e gentile, ricca di sfumature e riflessi unici. Note di piccoli frutti di bosco – in particolare mora, ribes nero e lampone – accompagnano ricordi floreali di violetta aprendo poi il campo a spezie che proprio nello Schioppettino di Prepotto hanno un vero e proprio “unicum”.
E allora la cannella, i chiodi di garofano, la noce moscata e, soprattutto, il pepe verde diventano protagonisti assoluti prima al naso e poi nell’assaggio in una danza che, nelle migliori versioni, diviene armonia ed equilibrio.

Un vino di bella freschezza, dalla sapidità sempre presente risultato di un territorio ricco di minerali – in particolare carbonato di calcio – che una volta assorbiti dall’apparato radicale, influenzano la stessa costituzione minerale ed organica delle bacche.
Tenendo in considerazione tutte queste peculiarità, i produttori hanno deciso di optare per la maturazione obbligatoria di un anno in legno, preferendo la barrique come contenitore ideale per rispettare gli aromi primari del vitigno che lo contraddistinguono in modo assoluto dal vasto panorama degli altri vini rossi.
Lo Schioppettino ha una natura leggiadra ed elegante, con tannini presenti ma vellutati e gentili, mai aggressivi. Per questo motivo sono stati scelti materiali con grado di tostatura basso, prediligendo l’utilizzo di legni di secondo passaggio.



Per quanto riguarda l’uso dell’appassimento, questa prassi tende a snaturare il vitigno privandolo dei suoi tipici profumi varietali, banalizzando il prodotto e pregiudicando quella freschezza nella beva tipica dello Schioppettino. Si potrebbe eventualmente pensare a riservare solo una piccola percentuale all’appassimento per regalare al vino maggiore concentrazione senza tuttavia mutarne le caratteristiche varietali.
Quell’ “uva delicata” oggi inizia quindi i primi passi di un nuovo capitolo della sua vita che la porterà a creare un rapporto sempre più stretto col territorio natio e d’elezione, il territorio di Prepotto, poiché solo quel territorio ha saputo darle nuova vita ed esaltarne il carattere donandole una bellezza unica.
E forse proprio quell’essere uva delicata, che non vuol dire altro che bevibilità, grande bevibilità, sarà l’arma vincente dello Schioppettino di Prepotto nel prossimo futuro. Non infatti un vino più da masticare che da bere, non un vino grasso e pesante, non un vino stancante, ma un vino dall’anima leggera e al contempo forte e persistente, da degustare giornalmente per accompagnare i pasti, dalla viva freschezza e dal contenuto alcolico ben contenuto. Se queste saranno le caratteristiche del vino del futuro, quelle che tra l’altro già il mercato sta manifestando da tempo, lo Schioppettino parte in pole position per assicurarsi un posto di assoluto rilievo. In bocca al lupo, Schioppettino di Prepotto !!!






DISCIPLINARE SOTTOZONA “SCHIOPPETTINO DI PREPOTTO”

Art. 1.
La denominazione di origine controllata “Colli Orientali del Friuli” accompagnata dalla specificazione “SCHIOPPETTINO DI PREPOTTO” è riservata al vino ottenuto dalle uve di cui al seguente art. 2 prodotte dai vigneti della zona specificata nel successivo art. 3 e rispondenti alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal presente allegato al disciplinare di produzione dei vini DOC “Colli Orientali del Friuli”.

Art. 2
La denominazione di origine controllata “Colli Orientali del Friuli” con la qualificazione “SCHIOPPETTINO DI PREPOTTO” è riservata ai vini ottenuti da uve del vitigno schioppettino prodotto nella zona indicata all'art. 3 del presente allegato. Possono concorrere alla produzione del vino Schioppettino anche le uve a bacca di colore analogo, facenti parte di quelli raccomandati ed autorizzati nella Provincia di Udine, e presenti nei vigneti in misura non superiore al 15% del totale. Per i tutti i nuovi impiantati realizzati successivamente alla pubblicazione del presente allegato tale limite è ridotto al 5%.

Art. 3.
Le uve destinate alla produzione del vino a denominazione di origine controllata “Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto” devono essere prodotte nella zona appresso indicata: esclusivamente nel Comune di Prepotto secondo le delimitazioni già stabilite dal disciplinare di produzione del D.O.C. Colli Orientali del Friuli art. 3, e con l’esclusione dei territori già ricompresi nella sottozona “CIALLA”, nonché dei terreni eccessivamente umidi o insufficientemente soleggiati.


Art. 4.
1. La produzione massima di uva ammessa per ottenere il vino: “Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto” è di 7 tonnellate per ettaro.
2. Tali rese devono comunque determinare un quantitativo di vino per ettaro atto per l’immissione al consumo non superiore a ettolitri 49.
3. Nei nuovi impianti e reimpianti le viti non potranno produrre mediamente più di Kg 1.55 di uva per ceppo per la tipologia “Schioppettino”. La densità dei ceppi per ettaro non potrà essere inferiore a 4.500 in coltura specializzata.
4. I sesti d'impianto, le forme di allevamento ed i sistemi di potatura devono essere quelli generalmente usati e, comunque, atti a non modificare le caratteristiche delle uve e del vino. E' vietata ogni pratica di forzatura, tuttavia è ammessa l'irrigazione di soccorso in casi eccezionali.
Art. 5.
1. Le operazioni di vinificazione delle uve per la produzione del vino “Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto” devono essere effettuate nell'interno della zona di produzione di cui all'art. 3. In deroga, tali operazioni possono essere effettuate nei comuni limitrofi e che siano pertinenti a conduttori di vigneti ammessi alla produzione di “Schioppettino di Prepotto”.
2. Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare ai vini “Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto” un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 12 per lo “Schioppettino”.
3. Per l' affinamento del vino del presente allegato è obbligatorio l'uso di botti di legno, per almeno 12 mesi.
4. La raccolta dell’uva deve essere eseguita manualmente.
Art. 6.
I vini “Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto”, all’atto dell’immissione al consumo, devono rispondere alle seguenti caratteristiche: “Schioppettino”
• colore: rosso rubino intenso con eventuali sfumature violacee;
• odore: tipico ed elegante, con sentore di spezie e piccoli frutti;
• sapore: vellutato, di corpo, secco, con sentore di pepe verde;
• titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12.5;
• acidità totale minima: 4,5 per mille;
• estratto secco netto minimo: 24 per mille.
Art. 7.
1. L’indicazione della sottozona “SCHIOPPETTINO DI PREPOTTO” in etichetta deve essere effettuata in posizione immediatamente sottostante all’indicazione della DOC e in caratteri non superiori, in dimensioni e ampiezza, a quelli utilizzati per indicare la denominazione stessa.
2. Il vino “Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto” dovrà essere posto in commercio non prima del mese di settembre del secondo anno successivo alla vendemmia.
3. Per il vino “Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto” non è consentita la specificazione “superiore”
4. La specificazione RISERVA può essere utilizzata qualora il vino venga posto in commercio non prima del mese di settembre del quarto anno successivo alla vendemmia.
5. E’ consentito l’uso di indicazioni che facciano riferimento a nomi, ragioni sociali, marchi privati e l’indicazione di fattorie, vigne, purché non abbiano significato laudativo e non siano tali da trarre in inganno il consumatore.
6. I vini “Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto” dovranno essere immessi al consumo esclusivamente in bottiglie di vetro, di tipo bordolese colore scuro, di capacità non superiore a litri 5 e chiuse con tappo di sughero.

Si ringraziano per i rilevanti contributi forniti l'Associazione Produttori Schioppettino di Prepotto, il Dr. Carlo Petrussi ed il Dr.Claudio Fabbro.


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