Il 3 ed il 4 luglio scorsi, il piccolo - grande comune di Prepotto (UD) ha ospitato per la prima volta una festa tutta dedicata a celebrare l’antico vitigno Schioppettino, che ha ottenuto, nel mese di giugno del 2008, il riconoscimento ufficiale di terza sottozona della Doc Colli Orientali del Friuli, appunto “Schioppettino di Prepotto”, che si differenzia in senso assoluto dalle altre due preesistenti nell’ambito della stessa Doc - Cialla e Rosazzo - essendo di fatto l’unica ad essere stata riservata ad un solo vitigno.
L’evento “Schioppettino V.I.P.!”, nato dalla lungimiranza e ferma volontà dell’Associazione Produttori Schioppettino di Prepotto, ha visto la partecipazione di viticoltori, enologi, agronomi e giornalisti della stampa specializzata nazionale ed estera.
La manifestazione ha aperto i battenti con una conferenza stampa nel pomeriggio di venerdì 3 luglio, alla quale hanno fatto seguito due degustazioni riservate alla stampa specializzata e agli “addetti ai lavori”, un’orizzontale di 6 etichette dedicata all’annata 2006 ed una verticale che ha dato la possibilità di assaggiare etichette dal 1994 al 2003.
Gli obiettivi delle due degustazioni sono stati molteplici: innanzitutto mettere in risalto le diverse interpretazioni dello Schioppettino in base al territorio di provenienza, sottolineando le peculiarità e le tipicità di ogni singolo terroir; sottolineare le diverse tecniche e metodologie di maturazione ed affinamento, processi che per questo vino assumono un’importanza determinante vista l’anima delicata dello Schioppettino ed il rischio quindi alto di un’invasività eccessiva del legno; infine, ripercorrere un cammino che i produttori, anno dopo anno, hanno saputo condurre con pazienza ed intelligenza, tentando di approfondire le conoscenze specifiche sul vitigno al fine di esaltarne gli aspetti di unicità varietale.
Qui di seguito il resoconto delle due degustazioni.
Orizzontale annata 2006:
Schioppettino 2006 - La Buse dal Lof
Terreno composto da marne ed arenarie.
Interessante al naso con profumi di frutti di bosco ( mora e lampone), note floreali di violetta e di spezie riconducibili al pepe verde, cannella, liquirizia, noce moscata. Importante presenza minerale. Vino sapido e dal tannino morbido e carezzevole. Lunga persistenza gusto-olfattiva.
90/100
Schioppettino 2006 – Grillo Iole
Terreno limoso su strato di ghiaia.
Vino dal buon carattere ma forse un po’ carente in personalità.
Buona persistenza nell’assaggio. Percettibile la nota alcolica.
84/100.
Schioppettino 2006 – Antico Broilo
Terreno alluvionale, di composizione sottile su lastroni di marne ed arenarie.
Al naso ribes e lampone con una traccia di balsamicità. Buona persistenza gusto-olfattiva. Si percepisce ancora una lieve nota di legno.
86/100
Schioppettino 2006 – Vigna Petrussa
Terreno limoso-argilloso.
Naso dominato da piccoli frutti rossi e spezie. Tannini ben presenti forse ancora un po’ scomposti. Buona linea fresco-sapida.
85/100
Schioppettino 2006 – Vigna Lenuzza
Terreni sottili nella Valle dello Judrio e sottovalle di Centa con sottofondo di ghiaia.
Vino caldo dalla importante alcolicità. Buona persistenza gusto-olfattiva.
84/100
Schioppettino 2006 – Vigna Traverso
Terreno composto da marne ed arenarie esposto a nord-est.
Naso caratteristico. Buona freschezza. Non molto lunga la PAI.
84/100
Verticale annate 2003-1994:
Schioppettino 2003 – La Viarte
Un vino non particolarmente interessante né all’olfattiva né alla gustativa. Discreta persistenza gusto-olfattiva.
83/100.
Schioppettino 2001 – Petrussa
Vino interessante. Profumi intensi, vino di corpo, lungo in bocca.
88/100
Schioppettino 1999 – La Viarte
All’olfattiva profumi intensi ed interessanti. In bocca un po’ sottotono con una PAI non troppo lunga. 86/100
Schioppettino 1999 – Petrussa
Si distingue per un tannino molto vivace quasi aggressivo. Note di surmaturazione.
83/100
Schioppettino 1998 – Petrussa
Buon naso. Tannini anche in questo caso alquanto aggressivi.
83/100
Schioppettino 1997 – La Viarte
Al naso non molto interessante. Vino poco elegante che risente nettamente del passare del tempo pagando lo scotto di metodologie di vinificazione in quegli anni ancora da perfezionare.
80/100
Schioppettino 1994 – La Viarte
Vino che paga un pesante dazio al tempo. L’acidità ed il tannino percorrono strade parallele senza incontrarsi in modo armonico. Non c’è più corpo.
77/100
Solo un chiarimento relativo alle degustazioni.
La via tracciata dai produttori associati dello Schioppettino di Prepotto è stata lunga e difficoltosa e lo è ancora oggi nella convinzione di poter ottenere un vino sempre più interessante.
Evidentemente le annate antecedenti il ’99 denunciano imperfezioni ovvie per un percorso che era ancora ai suoi albori in termini di metodologie di allevamento e coltivazione in vigneto, vinificazione, maturazione ed affinamento. Dall’annata ’99, come si evince dalla verticale, c’è un netto stacco con il passato. Con le ultime annate poi, e ne è un chiaro esempio la 2006 oggetto della orizzontale, lo Schioppettino assume una veste totalmente diversa, matura e piena che ne esalta il carattere, l’eleganza e la personalità sottolineandone la sua unicità assoluta.
Il giorno successivo, sabato 4 luglio, centinaia di persone provenienti da tutta la regione e non solo, hanno avuto l’opportunità di prendere parte alla degustazione a banchi d’assaggio di tutte le etichette di Schioppettino dando vita ad una splendida festa che si è snodata tra le vie del borgo di Prepotto e che ha visto la partecipazione dei produttori, di artigiani dell’ alta gastronomia friulana, di scultori e pittori.
Ma cosa dire del nostro vero protagonista, lo Schioppettino di Prepotto?
Il mio primo incontro con lo Schioppettino di Prepotto è avvenuto a Trieste in un pomeriggio di qualche anno fa. Da quel momento si è magicamente creato un legame indissolubile che mi ha spinto a scoprire la storia di questo vitigno, i suoi diversi percorsi, le future prospettive.
Da subito mi resi conto di trovarmi davanti ad un vino di assoluto interesse, diverso, dall’anima elegante, dai profumi intensamente speziati; un vino fortemente espressivo del territorio d’origine, di grande piacevolezza e che racchiudeva in toto le caratteristiche di un vino moderno.
Il tempo non ha fatto altro che confermare quelle che allora erano state mie impressioni riconoscendo allo Schioppettino un successo che non è solo di un vitigno e di un vino, ma di un territorio naturalmente vocato e di vignaioli che proprio quel territorio hanno saputo interpretare con capacità, volontà, consapevolezza.
Nel territorio di Prepotto, lo Schioppettino, chiamato anche “Ribolla nera” o “Pokalça”, un tempo coltivato nella provincia di Udine sotto il nome di Scopp (Pietro di Maniaco, 1823), ha da sempre accompagnato, sopravvivendo ad esse, le travagliate vicende storiche ed umane che hanno interessato questa terra di confine e di commistione fra tradizioni socio-culturali italiche, austriache e slave.
Nel 1907, il Consorzio antifilosserico friulano ne consigliava l’utilizzo per i reimpianti, confermandone così l’adattamento all’ambiente e, implicitamente, anche il pregio enologico.
Nel 1921 l’Associazione Agraria Friulana pubblicò nel suo bollettino un elenco alfabetico delle varietà di vite coltivate in Friuli nel secolo precedente, fra cui citava la Ribolla nera, con un’annotazione del dottor A. Levi che la dichiarava originaria di Prepotto e la definiva “uva delicata”.
Nel 1939, il Poggi, nel suo fondamentale lavoro dedicato alla viticoltura friulana, affermò testualmente: “... vitigno che è coltivato quasi esclusivamente nel territorio collinare e pedecollinare del comune di Prepotto e specialmente nella sua frazione di Albana. La Ribolla nera, al di fuori del suo ambiente optimum, anche alla distanza di pochi chilometri, dà un vino che non possiede più quelle caratteristiche peculiari che lo rendono pregiato in quel di Prepotto col nome locale di Schioppettino ...”.
Del resto, nella sua “Guida delle Prealpi Giulie” del 1912, Olinto Marinelli, riferendosi al distretto di Cividale, già accennava alla Pokalça come vitigno fra i più coltivati e citava un documento risalente al 1282, riguardante le nozze Rieppi-Caucig, dal quale si ricava che la conca di Albana-Prepotto era in gran parte vitata.
Purtroppo però, il vitigno Schioppettino perse gradatamente d’importanza nel periodo post-fillosserico – destino peraltro comune a numerosissimi vitigni della nostra penisola – a favore di altri più produttivi e quindi remunerativi – soprattutto Tocai e Merlot – rischiando di scomparire definitivamente.
Nel '75 ricercando vinacce degli antichi vitigni autoctoni friulani, i Nonino scoprirono che i più rappresentativi – Ribolla, Schioppettino, Tazzelenghe e Pignolo – erano ormai prossimi all’estinzione essendone vietata la coltivazione e il 29 novembre, con lo scopo di farli ufficialmente riconoscere dagli organi nazionali e comunitari, diedero vita al Premio Nonino Risit d'Aur da assegnare annualmente al vignaiolo che avesse posto a dimora il miglior impianto di uno o più di questi vitigni anche se di proporzioni limitate.
Nel 1977 il Consiglio comunale di Prepotto si riunì in seduta straordinaria, con all’ordine del giorno la difesa dello Schioppettino, giunto ad un passo dalla scomparsa definitiva, deliberando all’unanimità la richiesta che fosse inserito almeno nell’elenco dei vitigni autorizzati, cosa che avvenne nel 1981.
Nel ’79 Maria Rieppi di Albana si meritò il Risit d’Aur proprio per i suoi impianti di Schioppettino.
Con il regolamento CEE 3582/83 lo Schioppettino fu finalmente incluso fra i vitigni raccomandati per la provincia di Udine e nel 1987 ottenne la denominazione di origine.
Nel giugno del 2008 la conclusione di un lungo cammino intrapreso nel 2002 dall’Associazione Produttori dello Schioppettino di Prepotto, il riconoscimento della sottozona Colli Orientali del Friuli “Schioppettino di Prepotto”, a sottolineare la forte impronta che un territorio, quello di Prepotto, sa regalare al suo vitigno d’elezione arricchendone la personalità e differenziandone in modo assoluto il carattere tanto da renderlo unico all’interno dell’intero vigneto Friuli.
L’origine del nome Schioppettino è incerta.
Probabilmente il nome onomatopeico, deriva dal fatto che lo Schioppettino, caratterizzato da elevata acidità fissa, dopo essere stato imbottigliato da giovane e aver quindi completato la fermentazione malolattica in bottiglia, diventava leggermente frizzante, dando l’impressione, sia all’udito che in bocca, di scoppiettare a causa dell’anidride carbonica sviluppata.
Si suppone inoltre che lo “schioppettare ” fosse prodotto, durante la masticazione, dall’uva matura caratterizzata da una buccia tesa e spessa.
Il vitigno ha trovato da sempre il suo habitat ideale nella valle del fiume Judrio affluente dell’Isonzo e teatro della prima azione bellica italiana nel corso della prima guerra mondiale.
L'episodio si verificò sul ponte di Brazzano in località Quattroventi nei pressi di Cormons. La notte fra il 23 e 24 maggio 1915, due finanzieri, Pietro Dell'Acqua e Costantino Carta, erano stati incaricati di sorvegliare il luogo. Alle ore 22.40 circa si accorsero che alcune ombre minacciose si avvicinavano alla sponda sinistra del ponte trasportando ingenti carichi. Ai finanzieri fu subito chiaro che i guastatori austriaci erano intenzionati a distruggere il ponte e quindi decisero di aprire il fuoco. La mattina dopo, sul ponte furono trovati attrezzi da mina e carichi di dinamite. L'anno successivo i due finanzieri ricevettero la medaglia di bronzo al valore militare ciascuno con la seguente motivazione: “unitamente ad un compagno impediva con prontezza ed energia la distruzione di un ponte militare importante”.
Ma la Valle dello Judrio è anche luogo magico, dimora misteriosa di tradizioni e leggende frutto di un patrimonio a cavallo fra il sacro ed il profano che i ceti contadini si tramandavano di padre in figlio. L’origine era spesso da individuare in reali paure generate in un sottobosco di ignoranza, povertà e credenze alle quali non era estranea la componente religiosa. Fobie che poi prendevano vita materializzandosi in qualcosa che la coscienza comune avrebbe voluto cancellare inconsapevolmente creando spesso il mostro da perseguitare come nel caso delle Storke, esseri femminili che frequentavano le numerose grotte situate lungo le sponde dello Judrio e del Natisone, la cui caratteristica era di avere i piedi rivolti all’indietro, una deformazione fisica che sicuramente avrebbe acceso la fantasia degli abitanti di quelle vallate.